27 gennaio - Memoria e futuro
Cerco le voci
Nella scissione ormai costante tra gli archivi del Male e visioni del Bene cerco tracce. E le immagini mi frastornano di orrori sangue e muri. Allora cerco le voci nuove, i sorrisi. E trovo altre tracce da luoghi diversi del pianeta. Sono semi di speranza, di fiducia, di ricostruzione. Sembrano richiami, vibrazioni della terra, del cielo, dei Giusti. A loro mi affido cauta e consapevole respirando quiete e perdono. Trame sottili e generose come rugiada dei campi, pesci in grotta, uccelli in amore, foglie fuggenti, abbracci a sorpresa, le dita dei neonati strette alla mano della Madre e i piedini poggiati sul cuore. (Claudia Mirto)
La memoria è già dolore
La memoria è già dolore, cantava Fabrizio De Andrè. Lo è sempre il 27 gennaio, che ci ricorda le vittime dell'Olocausto e di quello che fu il momento più basso e degradante della storia del genere umano. Lo è ancora di più perché questo mondo contemporaneo, sempre più impegnato a consumare e bruciare la vita senza pause di riflessione, tende a fare cadere nell'oblio ogni tipo di memoria, anche quella dei giorni terrificanti dei lager nazisti, tanto bene raccontata nei giorni scorsi dal "Caro Marziano" di Pif con il suo reportage sui luoghi dell'orrore. Il futuro? Mi fa molta paura, sapendo che è nelle mani di un orco americano e dei suoi sostenitori ultramiliardari tecnocrati, i veri padroni del mondo di oggi. E sapendo anche che non si vedono in giro uomini e donne di buona volontà, altissimo profilo morale, adeguato carisma in grado di opporsi al loro potere. (Gaetano Perricone)
Quel simbolo incancellabile
“Il giorno della memoria” è celebrazione da preservare consapevolmente, più che mai quando pagine di storia, non messe in conto, prima o dopo la cecità e brutalità dell’OLOCAUSTO, chiedono anch’essi di farsi spazio tra ricordi che mai vorremmo; quelle che ci parlano di come nessuno sia riuscito o riesca per tempo ad evitare sofferenze estreme di tanta umanità innocente… Con e aldilà dei suoi stessi esecrabili dati, il massacro ebraico si fa simbolo incancellabile e doveroso e ogni cittadino del mondo di libera coscienza comprende quanto può essere giusto e vero l’omaggio alla memoria ma quanto al tempo stesso ognuno di quei morti, uccisi dall’infamia di un bieco potere, varrebbe sempre a significarci. (Egle Palazzolo)
Non dimenticare per non ripetere
La Giornata della memoria dedicata alle vittime della Shoah è giustissimo che si tenga, è importante che venga illustrata ai giovani, che non venga dimenticata quando gli ultimi testimoni diretti, come la senatrice Liliana Segre, non saranno più tra noi a parlarne (e la Segre lo fa anche nel bellissimo documentario “Liliana” che il 27 gennaio sarà nelle sale assieme all’altrettanto bel film “Simone Veil. La donna del secolo” dedicato all’ebrea francese ex presidente del Parlamento europeo). Certe tragedie non devono ripetersi. Tristi tempi quelli che attraversiamo che suscitano inquietudine per il prevalere di atteggiamenti aggressivi e pericolosi nella politica e nella società. Le vittime civili delle guerre sono decine di migliaia a Gaza e Palestina, decine di migliaia in Ucraina, e poi c’è il resto del mondo. Io vorrei proporre a chi ci governa, alle istituzioni internazionali, di includere se possibile in questa giornata (oppure di crearne un’altra) le vittime civili di tutte le guerre: donne e bambini innocenti, anziani indifesi caduti sotto le bombe per la cieca aggressione di un esercito che vuole scippargli il territorio, la patria, sotto la spinta famelica di voglia di potenza e ricchezza. Ricordiamoli tutti e adoperiamoci attivamente contro le guerre ingiuste. (Maria Lombardo)
Ricordare significa anche agire
Guardando al futuro, il Giorno della Memoria ci invita a interrogarci sul nostro presente. Le forme di discriminazione, antisemitismo e razzismo non sono scomparse. Al contrario, trovano nuove modalità di espressione, spesso amplificate dai social media e da un clima politico polarizzato. Ricordare significa anche agire: combattere l'odio e promuovere una cultura di rispetto e inclusione. Il 27 gennaio è una data che non riguarda solo la comunità ebraica. È un richiamo universale alla dignità umana, un invito a non girarsi mai dall'altra parte. Perché l'indifferenza è il terreno fertile su cui si coltiva l'odio. Ricordare è un imperativo, non un'opzione. E farlo con onestà, senza retorica, è l'unico modo per onorare davvero le vittime e per sperare in un futuro migliore. (Linda Maugeri Schillirò)