Mario Obole nel ricordo di Piero Fagone
Mario Obole, grande ironia, capacità di analisi, la perspicacia del cronista attento accompagnate da una scrittura limpida e accattivante. C'era sempre un filo di divertita ironia nel modo di porgersi di Mario nei rapporti con i suoi interlocutori, un'ironia spontanea anche di fronte a questioni rilevanti sia di ordine professionale sia di natura privata. Ed era stata anche questa singolare attitudine a fargli superare le grandi prove alle quali la vita lo avrebbe sottoposto.
Figlio di un ottimo ingegnere esperto nella costruzione di ponti con studio a Milano, Mario, ancora bambino, perse la madre. Allora la soluzione migliore apparve quella di affidarlo ai parenti che vivevano a Castelbuono. Qui le prime scuole frequentate per poi passare al Liceo di Cefalù. Infine l'approdo a Palermo per gli studi universitari. Ben presto si avvicina al mondo della carta stampata entrando a far parte della redazione del settimanale politico Il Domani, fondato e diretto da Giuseppe Maggio Valveri. Il passo successivo è la nomina a corrispondente del quotidiano Il Popolo e del Mattino di Napoli. E infine l'ingresso all'ufficio Stampa delll'Assemblea regionale.
Ma è soprattutto dalle colonne del quotidiano campano che Mario Obole manifesta le sue capacità di analisi, la perspicacia del cronista attento accompagnate da una scrittura limpida e accattivante. Il suo archivio personale curato con rigore e passione è un punto di riferimento per colleghi e inviati speciali soprattutto negli anni delle stragi mafiose, la sua straripante biblioteca una inesauribile fonte cui attingere. Ed è sua la definizione di Boss dei due Mondi coniata per Masino Buscetta, noto mafioso convinto dal magistrato Giovanni Falcone a testimoniare al Maxiprocesso riguardo alla struttura e ai delitti di Cosa Nostra. Da lui è venuto pure un intelligente contributo all'attività degli Istituti rappresentativi della professione.
Mario ci ha lasciato due giorni dopo la Santa Pasqua. Aveva compiuto 90 anni nel mese di febbraio. Di lui conserviamo il ricordo di un giornalista solerte e attento, colto, di un amico sincero e di un collega che ha onorato la professione.